Malala: Adriana Carranca racconta la ragazza che voleva andare a scuola
Quando nel febbraio scorso hanno chiuso le scuole in Veneto a causa della diffusione del virus Covid 19 mi si è fermato il cuore. “Non è possibile – ho pensato – non possono chiudere le scuole”.
Siamo talmente abituati ad averle che nel momento in cui sono mancate ci siamo sentiti smarriti. O almeno io mi sono sentita così. Certo, le insegnanti si sono attivate, chi più chi meno, con la didattica a distanza, ma questa didattica – sia essa DID o DAD – non è scuola. È sicuramente un valido supporto (guai a dimenticarcene domani quando torneremo alla normalità!), ma non è scuola.
La scuola è un luogo reale, un ruolo di crescita, confronto e relazione. Di nozioni certamente, ma non solo. A scuola i nostri figli crescono, diventano adulti, imparano a pensare e a ragionare. La scuola è un diritto, e se ancora non ne siete convinti allora dovete leggere la storia di Malala. E se avete dei ragazzi in casa e avete paura che questa storia sia troppo cruenta, allora dovete leggere assieme a loro Malala. La ragazza che voleva andare a scuola di Adriana Carranca (illustrazioni di Bruna Assis Brasil, traduzione di Mariana Scaramucci, De Agostini editore). Insieme, perché anche se l’autrice è riuscita nel difficilissimo intento di snellire la paura e l’orrore, si tratta comunque di una storia vera, dura, una storia che va spiegata e compresa.
Malala. La ragazza che voleva andare a scuola
“L’istruzione è un mio diritto. Giocare è un mio diritto. Cantare è un mio diritto. Parlare è un mio diritto” disse Malala a una rete TV internazionale. Le sue parole raggiunsero ogni angolo del mondo.
Adriana Carranca ci racconta la storia di Malala. Lo fa seguendo il suo talento di giornalista: con parole semplici, adatte a un pubblico giovane, ci restituisce il suo viaggio nella valle dello Swat pochi giorni dopo l’attentato a Malala. Ci racconta di quel paese, degli uomini che hanno voluto la guerra, del perché le bambine non devono studiare, e perché Malala ha urlato il suo dolore al mondo attraverso un blog. Adriana Carranca riesce a portarci con lei, pagina dopo pagina, per capire cosa sia accaduto in quel paese, capire il dolore delle amiche di Malala, dei suoi genitori, ma anche la loro determinazione e forza per affrontare la vita giorno dopo giorno.
Alle paure delle persone incontrate e intervistate da Adriana Carrara si aggiungono i suoi timori, straniera in un paese che vorrebbe solo chiudersi e isolarsi, che fatica ad accettare il cambiamento e che combatte ogni ragione con le armi. Ma insieme a lei impariamo ad amare questa valle così bella e spaventosa, e le persone che la abitano coraggiose e determinate. Soprattutto impariamo ad amare le bambine e le donne, perché la loro forza e volontà, ne sono certa, potranno cambiare non solo il loro paese ma anche il mondo intero.
Di’ alle bambine di tutto il mondo di diventare Malala, di lottare per l’istruzione fino a quando tutte potranno andare a scuola.
Un libro utile
In Malala. La ragazza che voleva andare scuola troviamo riflessioni importanti più ancora oggi che le scuole stanno nuovamente chiudendo. Oggi che siamo spaventati per motivi totalmente diversi e tendiamo a chiuderci isolarci, che stanno togliendo a quel luogo, la scuola, il suo ruolo insostituibile (e se siete critici in tal senso vi ricordo che non tutti i bambini e ragazzi hanno una famiglia alle spalle che li supporta in questo momento, non tutti hanno un luogo dove poter fare la DAD, non tutti hanno le risorse per riuscire ad utilizzare un PC al meglio, se hanno un PC). Quindi no, la scuola in DAD non è per tutti: ma l’istruzione è e deve rimanere un diritto di tutti i bambini.
Giocare è un diritto di tutti i bambini.
Cantare è un diritto di tutti i bambini.
Parlare è un diritto di tutti i bambini. E noi dovremmo imparare ad ascoltarli.