La casa di Pine Island: quattro sorelle, un’eredità misteriosa e un piano per sopravvivere
Le persone a un certo punto spariscono. Non subito, certo. A volte improvvisamente, altre dopo lunghe attese, ma tutte le fanno. E quando accade lasciano un grande vuoto. Inoltre, se al di là del legame affettivo sono persone indispensabili per tutte quelle cose materiali che richiede la vita – come pagare le tasse, andare a scuola, accompagnare l’adolescente al ballo di fine anno –ecco che la tragedia diventa ancora più enorme e fuori controllo.
La casa di pine Island di Polly Horvath (traduzione di Alice Casarini, illustrazioni di Veronica Truttero, Camelozampa editore), finalista Premio Letteratura Ragazzi Città di Cento, terna scuola secondaria di primo grado, è una storia decisamente triste, ma anche coraggiosa e insolita. E, nell’insieme, decisamente spassosa.
La casa di Pine Island
Le quattro sorelle McCready vivono nella giungla del Borneo. Un giorno i genitori decidono di andare a fare un viaggio e non tornano più. Una tragedia, raccontano.
Spedite da una lontana parente in Canada con la sola determinazione di non volersi separare, le quattro sorelle scoprono solo al loro arrivo che anche la sconosciuta zia è deceduta….
Le sorelle McCready, Fiona, di quattordici anni, Marlin, di dodici, Natasha, di dieci, e Charlie, di otto, erano cresciute in una famiglia missionaria ed erano sempre state abituate a saltellare felici e in tutta sicurezza da un capo all’altro del mondo. Finché un giorno i loro genitori si concessero la prima vacanza in assoluto, avendo ricevuto un gruzzoletto da uno zio in età avanzata che “soffriva molto” per il fatto che non avessero mai celebrato la luna di miele e li aveva invitati in Thailandia, dove gestiva un piccolo hotel. Genitori, zio e albergo furono spazzati via da uno tsunami. All’epoca le quattro figlie vivevano nel Borneo, in una casetta nel folto della giungla, senza Internet ne telefono, con una volontaria della chiesa che veniva a dar loro un’occhiata, ma che non poteva continuare a prendersene cura perché aveva altri progetti.
A questo punto della storia l’unico obiettivo rimasto è restare insieme, evitare i servizi sociali, fare finta che qualcuno si stia prendendo cura di loro, mentre in realtà devono cercare di sopravvivere da sole, a casa, della zia. Con i soldi, della zia. La dispensa piena, della zia. La bicicletta, della zia.
Ben presto le sorelle scopriranno che la natura incontaminata non è così ospitale, le dispense tendono a svuotarsi, e non tutti gli adulti sono così distratti da non accorgersi dell’inganno.
Per fortuna, si fa per dire, c’è Al… Al è uno strano tipo, amico e spasimante della zia, arrivato anni addietro per scrivere un libro, sempre sulla zia, e poi rimasto, rifiutato e sconsolato. Al non è certo un adulto responsabile, ma soprattutto non ha alcuna intenzione di prendersi cura di loro.
“Ha detto che gli animali probabilmente non sanno perché noi facciamo quello che facciamo. Perché mettiamo fuori l’immondizia ma non la lasciamo a loro. Non possiamo spiegarci le cose a vicenda perché non parliamo la stessa lingua”.
“La scienza pero ha scoperto un sacco di cose” disse Natasha in tono oggettivo, unendosi a loro al tavolo della cucina. “In realtà sappiamo molto sul linguaggio degli animali. Lo sapevate che i corvi hanno una loro sintassi?”
“Cos’è?” domandò Charlie.
“Non me lo ricordo” rispose Natasha. “Però c’entra con il linguaggio ed e molto più sofisticata di quello che vi aspettereste”.
“Ho detto ad Al che non possiamo sapere cosa pensano gli orsi e lui mi ha dato ragione. Poi ha detto che è impossibile conoscere davvero qualcuno. Che la maggior parte della gente non conosce bene neanche sé stessa. Ha detto che però lui credeva di conoscere zia Martha. Se c’era una persona che conosceva, quella era lei. Si è trasferito nella roulotte per starle vicino e ha detto che lei e Billy sono gli unici veri amici che ha avuto in tutta la vita, e adesso se ne sono andati entrambi”.
Nella natura incontaminata del Canada la storia di queste quattro coraggiose sorelle, caparbie, intraprendenti e sfortunate (durante la lettura scoprirete che gli abbandoni non sono ancora finiti), tra adulti abbastanza fuori di testa e creatività inespressa, i lettori scopriranno nuove terre e possibilità infinite. Nonostante il fatto, decisamente increscioso, che vede le persone sparire nei momenti meno opportuni.
I finalisti del Premio Letteratura Ragazzi Città di Cento
Su Libri e bambini proponiamo le recensioni dei testi in finale al prestigioso Premio Letteratura Ragazzi Città di Cento.
Finalisti scuola primaria:
- Chi vuole diventare detective? di Pablo De Santis, traduzione di Elena Rolla, illustrazioni di Federico Appel, Parapiglia editore
- La banda del pianerottolo, di Espérance Hakuzwimana, illustrazioni di Silvia Venturi, Mondadori editore
- Da qui si vede il mondo intero, di Enne Koens, traduzione di Olga Amagliani, illustrazioni di Maartje Kuiper, Camelozampa editore
Finalisti scuola secondaria di I grado:
- L’imprevedibile viaggio di Coyote Sunrise di Dan Gemeinhart, traduzione di Aurelia Martelli, EDT Giralangolo
- Syberia di Guido Sgardoli, San Paolo
I nostri voti
Storia
Illustrazioni
Leggibilità
Prezzo
Da leggere
Un lungo romanzo, una storia complessa ma a tratti anche molto divertente. Per conoscere il coraggio e le infinite possibilità della vita.