I libri per bambini di David Grossman
Se fossi una scrittrice, odierei David Grossman. Perché? Mi farebbe sentire inadeguata. Perché mi farebbe venire voglia di cambiare mestiere. Anzi, vi dirò di più: sospetterei che quel nome celi un collettivo di autori. Leggete Qualcuno con cui correre? L’impressione è che sia stato scritto da adolescenti. A un cerbiatto somiglia il mio amore? Donna sulla cinquantina. Il sorriso dell’agnello? Scritto addirittura a otto mani, da israeliani e palestinesi. Ma la cosa che davvero mi getterebbe nello sconforto e mi farebbe cercare annunci di lavoro, è la letteratura per l’infanzia.
Alcuni libri per bambini di David Grossman
Grossman riesce a prendere cose comunissime, quotidiane, dell’essere genitori e a renderle magiche. Il padre del racconto Buonanotte giraffa è un normalissimo padre che asciuga la figlia dopo il bagnetto, ma riesce a trasformare quel momento in divertimento puro per la bambina così come il papà che, in Chi lo vuole un sacco di farina, passa il testimone alla mamma per mettere a letto il figlio. Nel racconto L’amica segreta di Rachel, al padre tocca accompagnare la figlia (letteralmente, in una passeggiata notturna) verso l’addio alla sua amica immaginaria, in un passaggio che vede la fine dell’infanzia e, forse, di un po’ di magia.
Mia, tua, nostra
In Mia, tua, nostra, invece, è direttamente la bambina che parla. Si tratta di un libro consigliato caldamente a chi ha bambini in età d’asilo, visto che racconta il dramma (perché per un bambino di dramma si tratta) di un giocattolo sottratto indebitamente e che, una volta restituito, insegnerà alla piccola protagonista il valore dell’empatia e della condivisione.
Un milione di anni fa
Ma è in Un milione di anni fa che Grossman dà il meglio di sé. Adatto forse a bambini sui sei, sette anni, è un flusso di immagini oniriche, una cosmogonia che il padre crea per il proprio figlio. Quest’uomo, che odierei se fossi scrittrice, riesce a ricreare quell’immaginazione, quella fantasia senza confini che il mio cervello, faticosamente e grazie a questo racconto, ha ricordato di aver un tempo posseduto. Un tempo in cui tutto era possibile, anche che il nobile dinosauro bianco perdesse la sua coda che, volata in cielo, sarebbe poi diventata la luna. E, quando inizia il racconto, il tempo si ferma e cambia di qualità. Non è più il tempo scandito dalle ore, è il tempo del racconto, un tempo prima del tempo:
Di colpo, Gidi si accorse che il padre stava usando quella voce speciale con cui raccontava le storie, così smise di agitarsi e ascoltò.
Storie per una buonanotte
Quella voce speciale, che tutti i genitori usano, racconterà storie che il bambino continuerà a rivivere al buio, dopo il bacio della buonanotte. Parole spaventose o divertenti, sconosciute o imparate a memoria, che resteranno sospese nell’aria fino al sopraggiungere del sonno. David Grossman parla di «licenza» e di «violazione» in una nota per i genitori inserita alla fine di Storie per una buonanotte: licenza perché i genitori, impegnati a far rispettare ai figli le regole del mondo reale, possono tradirle nel racconto con la complicità dei bambini, possono violare le regole della fisica, del senso comune, sovvertire la realtà. Un mondo carnascialesco che rovesci i dogmi della vita quotidiana al calar del sole, e che nutra i bambini prima di farli diventare adulti che, di sera e superando una fatica per la quale non esistono parole, leggeranno storie ai propri figli.
Testo di Graziella Toscano
Foto | Fronteiras do Pensamento