Tove Jansson e i Mumin
Ci basta guardare il suo piccolo cottage, temerariamente abbarbicato tra gli scogli sulla minuscola isola di Klovharu, per comprendere, come un baleno che sorprende e illumina di colpo la mente ed il cuore, tutta l’esistenza di Tove Jansson.
Chi è stata Tove Jansson
Nata in Finlandia, ma di lingua svedese, Tove Jansson (9 agosto 1914–27 giugno 2001) cresce e matura in un ambiente ricco di fermenti e stimoli intellettuali.
La sua del resto è una famiglia di artisti: il padre scultore di tutto rispetto, la madre illustratrice di libri e riviste di successo. Pressoché impossibile, viste queste premesse, sfuggire al destino.
Inizia così a studiare pittura prima a Stoccolma, poi a Parigi, ottenendo committenze importanti, come la pala per la chiesa di Teuva.
Tuttavia è la scrittura che più l’affascina, che più la seduce. La testa bionda china sul foglio, le mani pronte a consegnare un mondo incantato al lettore e soprattutto lo sguardo, azzurro e trasparente (non facile da dimenticare per chi l’ha conosciuta) che rovista nel fondo dell’anima, dove alberga e sopravvive, almeno a tratti, la purezza. Quell’infanzia perduta che, se si vuole, è ancora possibile ritrovare.
Il mondo dei Mumin
Nasce così il mondo dei Mumin. Un successo planetario che vede la serie tradotta in ben trenta lingue, incluso l’italiano. Fioccano i premi e i riconoscimenti. Il nome di Tove Jansson vola, varca i confini della patria e conquista il mondo. Un mondo che popola con i suoi celebri esserini simili a piccoli, irresistibili ippopotami bianchi.
Al suo fianco la presenza costante e ferma della compagna Tuulikki Pietilä che diventa via via sostegno irrinunciabile e collaboratrice preziosa. Un sodalizio artistico e sentimentale che durerà fino alla morte della scrittrice nel 2001. Insieme le due donne vivranno a lungo sull’isola di Klovharu, tra le pareti di quella piccola casa aperta ai venti, in bilico sul mare, instancabilmente insieme.
Instancabilmente unite da una fiaba diventata, una volta tanto, invidiabile realtà.
Foto | Wikipedia