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3 belle filastrocche sull’albero di Natale di Gianni Rodari

Le filastrocche sull’albero di Natale sono belle. Se poi sono scritte da Gianni Rodari (1920-1980) lo sono ancora di più perché il suo stile inconfondibile e il suo messaggio rendono le feste natalizie un momento di profonda riflessione per tutti. Piccoli e grandi.

Le più belle filastrocche sull’albero di Natale

Scopriamo insieme, allora, alcune belle filastrocche sull’albero di Natale scritte da Gianni Rodari.

Il pianeta degli alberi di Natale

Iniziamo con Il pianeta degli alberi di Natale.

Dove sono i bambini che non hanno
l’albero di Natale
con la neve d’argento, i lumini
e i frutti di cioccolata?
presto, presto adunata, si va
sul Pianeta degli alberi di natale,
io so dove sta. Che strano, beato Pianeta…
Qui è Natale ogni giorno.
Ma guardatevi attorno:
gli alberi della foresta,
illuminati a festa,
sono carichi di doni.
Crescono sulle siepi i panettoni,
i platani del viale
sono platani di Natale.
Perfino l’ortica,
non punge mica,
ma tiene su ogni foglia
un campanello d’argento
che si dondola al vento.
In piazza c’è il mercato dei balocchi.
Un mercato coi fiocchi,
ad ogni banco lasceresti gli occhi.
E non si paga niente, tutto gratis.
Osservi, scegli, prendi e te ne vai.
Anzi, anzi, il padrone
Ti fa l’inchino e dice: “Grazie assai,
torni ancora domani, per favore:
per me sarà un onore…” Che belle le vetrine senza vetri!
Senza vetri, s’intende,
così ciascuno prende
quello che più gli piace: e non si passa
mica alla cassa, perché
la cassa non c’è. Un bel Pianeta davvero
Anche se qualcuno insiste
A dire che non esiste…
Ebbene, se non esiste, esisterà:
che differenza fa?

L’albero dei poveri

Molto bella e intensa la filastrocca L’albero dei poveri.

Filastrocca di Natale,
la neve è bianca come il sale,
la neve è fredda, la notte è nera
ma per i bambini è primavera:
soltanto per loro, ai piedi del letto
è fiorito un albereto.
Che strani fiori, che frutti buoni
Oggi sull’albero dei doni:
bambole d’oro, treni di latta,
orsi dal pelo come d’ovatta,
e in cima, proprio sul ramo più alto,
un cavalo che spicca il salto.
Quasi lo tocco… Ma no, ho sognato,
ed ecco, adesso, mi sono destato:
nella mia casa, accanto al mio letto
non è fiorito l’alberetto.
Ci sono soltanto i fiori del gelo
Sui vetri che mi nascondono il cielo.
L’albero die poveri sui vetri è fiorito:
io lo cancello con un dito.

Il magico Natale

Infine tra le classiche poesie di Natale sull’albero di Natale di Rodardi figura Il magico Natale e Gianni Rodari si augura che in ogni angolo di Roma – ma anche in ogni città d’Italia – spunti l’abete addobbato, simbolo di questi giorni di festa.

S’io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l’alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all’Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po’ di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.

In via Nazionale
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d’ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
camminano da sole,
ballano il rock an’roll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s’intende.

In piazza San Cosimato
faccio crescere l’albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l’albero del panettone
in viale Buozzi
l’albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.

Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all’albero dei trenini:
va bene piazza Mazzini?
Quello degli aeroplani
lo faccio in via dei Campani.
Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Roma
a prendersi quel che vorranno.
Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.
Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l’albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago.
Però non lo sono
che posso fare?
Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti.

Foto | Pexels via Pixabay

Roberto Russo

Roberto Russo è nato a Roma e vive a Perugia. Dottore in letteratura cristiana antica greca e latina, è appassionato del profeta Elia. Segue due motti: «Nulla che sia umano mi è estraneo» (Terenzio) e «Ogni volta che sono stato tra gli uomini sono tornato meno uomo» (Tommaso da Kempis). In questa tensione si dilania la sua vita. Tra le altre cose, collabora con alcune testate online e tanto tempo fa ha pubblicato un racconto con Mondadori.

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