Harry Potter e l’Ordine della Fenice, di J. K. Rowling
Voldemort è tornato: aiutato dai suoi fedelissimi il Signore Oscuro ha nuovamente un corpo. Ma nessuno ci crede.
Nonostante la morte di Cedric, i terribili resoconti di Harry Potter vengono giudicati bufale, maldestri tentativi di un adolescente disturbato inscenati per attirare l’attenzione. Il Ministro della magia, Caramell, ritiene che la colpa sia del preside Silente: a suo dire il vecchio mago vuole solo prendere il potere, il suo potere. Purtroppo il non credere e il non voler vedere rende tutto più difficile, sia la quotidianità di Harry – isolato e ritenuto semplicemente uno sbruffone – che organizzare una difesa contro l’imminente attacco.
Harry Potter e l’Ordine della Fenice
Il quinto volume della saga creata da J. K. Rowling, Harry Potter e l’Ordine della Fenice, si concentra sulla cecità del mondo della magia, sull’ottusità delle persone, e sul potere dei media. Lo fa a suo modo, tra caccabombe e pasticche vomitose, ma il messaggio della Rowling è limpido e arriva dritto al cuore: se volete controllare una società dovete partire dalle sue basi. La scuola. Per fortuna, i giovani non si sottomettono così facilmente.
Mentre i membri dell’Ordine della Fenice, associazione segreta creata per combattere Voldemort, si riuniscono, il mondo ignora (o preferisce ignorare) il ritorno di Voldemort.
Il ministero della magia non si fida più di Silente e per controllare Hogwarts e gli studenti invia una sua personalissima insegnante, visto che Silente non è riuscito quest’anno a trovare un insegnate di Difesa contro le Arti Oscure. Fa il suo ingresso un personaggio inquietante, Dolores Umbridge, una sorta di rospo con i fiocchi in testa, insegnante e Inquisitore supremo, a lei vengono dati i poteri di verificare e licenziare gli insegnanti. La signora, che bisogna sottolinearlo è razzista e odia gli ibridi ritenendoli esseri inferiori, verrà addirittura promossa a preside al posto di Silente, che, incurante della legge, scappa con stile.
Le punizioni di Harry Potter
Nel libro Harry Potter e l’Ordine della Fenice le punizioni di Harry diventano vere e proprie torture: il ragazzo non accetta che la morte di Cedric venga giudicata un incidente, e per questo verrà punito in diverse occasioni.
«E a che cosa servirà la teoria nel mondo reale?» intervenne Harry ad alta voce, la mano di nuovo levata. La professoressa Umbridge alzò lo sguardo.
«Qui siamo a scuola, signor Potter, non nel mondo reale» disse piano.
«Allora non dobbiamo prepararci a ciò che ci aspetta là fuori?»
«Non c’è niente che ci aspetta là fuori, signor Potter».
«Oh, davvero?» ribatté Harry. La rabbia che gli borbottava dentro sommessa da tutto il giorno stava raggiungendo la temperatura di ebollizione.
«Chi immagina possa desiderare di aggredire ragazzini come voi?» indagò la professoressa Umbridge con voce tremendamente mielosa.
«Mmm, mi lasci pensare…» rispose Harry in tono falsamente meditabondo. «Forse… Lord Voldemort?»
La nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure ritiene che leggere sia un apprendimento più che sufficiente (leggera stoccata delle Rowling all’insegnamento attuale), ma i ragazzi non sono d’accordo: come possono imparare a difendersi solo leggendo? Alcuni studenti creano così l’Esercito di Silente: un gruppo di ventotto persone si ritrova ogni settimana per imparare le più efficaci magie di difesa; l’insegnante è Harry: chi meglio di lui che è sopravvissuto a una maledizione può insegnare incantesimi così complicati?
L’adolescenza in tutta la sua forza
Ovviamente l’anno procede come sempre e ad attendere i nostri amici addirittura gli esami finali i tanto temuti G.U.F.O. (Giudizio Unico per Fattucchieri Ordinari): le lezioni si susseguono e gli insegnanti non fanno che ripetere quanto si dovranno impegnare per superarli. In Harry Potter e l’Ordine della Fenice l’adolescenza è entrata in scena con tutta la prepotenza dei suoi ormoni, tanto che quello che nel film vogliono farci credere un grande amore si rivela: in realtà, è solo una deludente incomprensione…
«Vi siete baciati?» domandò bruscamente Hermione. Ron scattò a sedere così in fretta che rovesciò il calamaio sul tappeto. Senza badarci affatto, fissò Harry.
«Allora?» chiese. Harry guardò prima il miscuglio di curiosità e ilarità di Ron, poi il vago cipiglio di Hermione, e annuì.
«Ah!» Ron fece un gesto trionfante col pugno e scoppiò in una risata che fece sobbalzare alcuni timidi allievi del secondo anno vicino alla finestra. Un sorriso riluttante si aprì sul viso di Harry mentre guardava Ron rotolarsi sul tappeto. Hermione rivolse a Ron uno sguardo di profondo disgusto e ritornò alla sua lettera.
«E allora?» domandò finalmente Ron tornando a guardare Harry. «Come è stato?»
Harry ci pensò un momento. «Umido» rispose con sincerità. Il verso di Ron avrebbe potuto esprimere giubilo o disgusto, difficile dirlo.
«Perché stava piangendo» aggiunse Harry cupo.
«Oh!» fece Ron, sorridendo un po’ meno. «Baci così da schifo?»
Ma mentre Harry, Ron e Hermione cercano di sopravvivere agli esami, ai compiti, ai giganti (ebbene sì, ci sono anche loro), alla rabbia perché gli adulti si ostinano a trattarli come bambini, Voldemort trama nell’ombra, tanto da riuscire a far andare Harry esattamente dove lui vuole.