La regola di Kurt, di Emanuele Fant
La regola di Kurt
, di Emanuele Fant, Edizioni San Paolo, è uno di quei romanzi per ragazzi che dovrebbero leggere anche gli adulti. Emanuele Fant va dritto al cuore, senza troppi giri di parole racconta l’adolescenza, le delusioni, la rabbia. Ma narra anche le aspettative e i sogni tramontati degli adulti convinti di «fare il meglio per loro» , tanto convinti che interferiscono nelle giovani vite e sono fortunati se riescono a rimarginare le ferite. Quegli adolescenti che a volte si comportano da adulti, più saggi e centrati di molti «grandi».
La regola di Kurt
Ruggero è il nostro protagonista, un ragazzo molto intelligente, complesso, contorto, ma con una voglia di vivere capace di far vibrare ogni molecola. Ruggero frequenta una scuola per fighetti a Milano. Ovviamente il giudizio spregevole è suo, chi legge ha invece l’impressione di una scuola molto sana, equilibrata e attenta. Le suore che la gestiscono sono delle eroine, non certo delle castigatrici.
Ruggero è arrabbiato, molto arrabbiato. Sua madre non c’è e in termini pratici nemmeno suo papà è presente, vive con la nonna, che nonostante la buona volontà, è e rimane una nonna. Il nuovo anno scolastico scopre un insegnante d’arte fuori dai binari: Alessio, madonnaro mancato, per traguardi non raggiunti, non certo per scelta. Madonnaro è colui che disegna le Madonne sui marciapiedi, bellissimi disegni inafferrabili: un temporale e svaniscono.
Il romanzo utilizza più linguaggi, breve, diretto, senza mediazioni per Ruggero. Articolato ma incerto, quasi timoroso di pestare i piedi per Alessio. E poi abbiamo la preside, un faro nella notte:
«Pensavo di farlo spaventare in qualche modo. La sospensione si usa ancora?».
«Domani mattina gli fai capire chi comanda. I provvedimenti disciplinari sono roba da falliti. Tu hai altre carte da giocare. Perché ti ho assunto? Credi davvero che il tuo fosse il curriculum migliore?».
Di candidati migliori suor Emma ne aveva eccome ma quel madonnaro l’ha convinta, perché le nozioni si possono anche leggere su internet mentre i ragazzi hanno bisogno di rapportarsi con la realtà. Darei il Nobel a questa suora.
Ruggero si identifica con Alessio, decide che noi siamo la stessa persona. Vent’anni dopo, e vent’anni prima. Una responsabilità non da poco.
Ma l’adulto è il professore, il ragazzo è Ruggero. Per quanto a volte i ragazzi vedano le figure di riferimento come amici, difficilmente questo corrisponde alla realtà. Professore e studente stanno costruendo un rapporto sano, bello, complesso e difficile, ma reale. Ruggero è arrabbiato, molto arrabbiato, e sinceramente credo ne abbia tutte le ragioni. Affrontare la rabbia è difficile, anche se lui sa esattamente perché si trova in questo stato d’animo. Ha semplicemente deciso di accogliere la rabbia e tenerla invece di gestirla e allontanarla.
«Devi capire da dove viene questa rabbia».
«Non c’è bisogno di nessuno specialista. Vuole la soluzione? Apra le orecchie. Anche lei professore. Prima che mamma se ne andasse, non si poteva mai stare tranquilli. Era una sensazione da vomitare, all’inizio. Poi ci ho trovato quasi un sapore nello stare male. Adesso sono come dipendente, non ne posso più fare a meno. Sono un drogato di inquietudine, vi piace la definizione?»
Ma Ruggero non è solo arrabbiato, è fondamentalmente deluso. Deluso dagli adulti, quelli che lo hanno abbandonato, per scelta o per destino; e anche con quelli che sono rimasti perché non ascoltano il suo dolore. Alla fine anche Ruggero cresce, comprende e perdona. Ma soprattutto va oltre.
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Leggibilità
Storia
Prezzo
Avvincente
Un bellissimo romanzo per ragazzi capace di far riflettere anche l’adulto, quello che a volte vuole fare troppo l’amico.