Intervista a Silvia Geroldi, autrice di “Senza ricetta. Nella cucina di Marta”
Si intervistano scrittori e si intervistano illustratori, ma un albo, o più semplicemente un libro illustrato, è il risultato di un team, insieme si realizza un libro con parole e immagini; per questo motivo abbiamo deciso di intervistare entrambi, autore e illustratore, perché crediamo che l’uno non possa fare a meno dell’altro, e, a volte, lavorare insieme non è così facile come sembra.
Silvia Geroldi e Giuseppe Braghiroli sono rispettivamente autrice e illustratore di Senza ricetta. Nella cucina di Marta (Bohem press): cerchiamo di conoscere meglio Marta grazie alle loro risposte.
Oggi intervistiamo Silvia Geroldi, ma presto anche le risposte di Giuseppe!
Senza ricetta: intervista a Silvia Geroldi
Senza ricetta è un albo particolare: la sua storia infatti contiene 54 haiku, una forma letteraria poco conosciuta nel settore libri per l’infanzia italiano, quali difficoltà hai riscontrato (se ce ne sono state)?
La prima difficoltà è stata far comprendere l’approccio giocoso a una forma di poesia che è profondamente spirituale e distante dalla nostra cultura. Anche l’argomento dominante (il cibo) è molto lontano dai temi tipici della poesia haiku e non ci ha semplificato la vita. Tuttavia sia nella postfazione del libro che nel corso dei laboratori che porto in giro, tutto ciò viene spiegato chiaramente ed avvia una riflessione sulla poesia che può portare lontano. E in alto.
La vera difficoltà nel corso del progetto è stata quella di trasformare una raccolta di componimenti autonomi e slegati in una storia. Il filo narrativo è stato affidato totalmente alle illustrazioni e in particolare al personaggio di Marta, che si muove tra le pagine con sbarazzina disinvoltura e rende il libro davvero versatile. Ecco perché ne stiamo parlano a più di un anno dalla pubblicazione! Brava Marta!
Quali nuove meraviglie hai, invece, scoperto grazie a Marta?
Marta è un personaggio che si fa ricordare, avvia un processo di identificazione. Nelle recensioni che abbiamo ricevuto, a volte è stato sottolineato che non è così diffusa la rappresentazione fresca e realistica del pensiero bambino. Marta è talmente vivida che a volte ci si riferisce alla raccolta come al “libro di Marta”, ed ecco che gli haiku vanno in secondo piano e il piccolo volume diventa il libro della buona notte a cui i piccoli si affezionano, oppure un testo per riflettere su quanto è ampio, abbracciante, il tema del cibo.
Come ti immaginavi Marta prima di iniziare a lavorare al libro?
Io non la immaginavo proprio! Gli haiku sono nati pensando alla voce e al vissuto di un bambino generico.
Durante la creazione dell’albo Senza ricetta ti sei confrontata più e più volte con l’illustratore o hai preferito dialogare solo a lavoro quasi terminato?
Abbiamo dialogato sui dettagli solo nella parte finale del progetto e, tutto sommato, credo sia stato un bene. Per quanto mi riguarda, vedere le mie parole prendere vita in un’immagine è una sensazione bellissima e ho totale fiducia del professionista a cui viene affidato il mio testo. Mi piace essere sorpresa.
È importante il dialogo tra autore e illustratore? Ci racconti qualche aneddoto?
Esistono molte “matite” (è il modo gergale di indicare i bozzetti) di Marta disegnata in ogni possibile situazione. Non tutto poi è stato finalizzato e quell’ampia mole di lavoro dal segno freschissimo, che ho scoperto tutto insieme alla fine, potrebbe costituire un albo a parte.
Di fatto io e Giuseppe abbiamo dialogato soprattutto durante la fase di promozione del libro, conducendo insieme anche alcuni laboratori. In quel periodo alcune chiacchiere telefoniche con Giuseppe, totalmente slegate dal progetto libro, si trasformavano spesso in schizzi di me-Marta, prontamente spediti via WA. Che bei regali, no?
Quanto è importante conoscere i bambini prima di scrivere o disegnare per loro? Mi spiego. Capita di incontrare albi che sembrano lontani dal bambini, vuoi per storia o per scelte di illustrazione, altre volte gli albi sembrano voler strizzare l’occhio ai bambini, o ai genitori. Quindi per riprendere la domanda iniziale, prima di creare un albo per bambini, è importante conoscere bene il pubblico o questo ostacola la fantasia? Quanto c’è della tua infanzia e della tua quotidianità?
Questa è una domanda che mi appassiona!
Sono profondamente convinta che i libri siano incredibili strumenti di relazione. In particolare gli albi illustrati sono strumenti di relazione tra adulto e bambino, ma anche tra adulto e adulto, non per niente sono sempre più usati nelle attività di cura della persona che lavorano sulla parte bambina e indifesa dell’essere umano.
Io mi preoccupo solo del fatto che un albo sia curato e interessante; se lo è, arriverà il momento adatto per proporlo a un bimbo, a una classe o a un gruppo di adulti. Non esistono libri difficili o rigide divisioni per fasce d’età, esistono situazioni sbagliate per una significativa fruizione.
I libri ammiccanti appartengono alle logiche di mercato, che sono di competenza dell’editore. E non sono il diavolo, ci vogliono anche quelli: bravi professionisti possono progettare ottimi prodotti commerciali. Il problema sono i libri scadenti, e ce ne sono.
Certo, è necessario conoscere i bambini, ascoltarli. Ma questo è un dovere di tutti, intendo proprio un dovere politico che coinvolge qualsiasi adulto. Anche chi non ha figli, anche chi non lavora nel settore dell’editoria per l’infanzia.
Come autrice e nel caso di Senza ricetta, certamente ci sono anche alcuni riferimenti al mio vissuto o all’osservazione della vita di mia figlia e dei suoi amici, ma non escludo in futuro di poter scrivere testi su mondi meno conosciuti.
Un consiglio per chi vuole diventare scrittore e/o illustratore.
Non penso assolutamente di essere nella posizione di poter dare consigli. Chissà se mai lo sarò. Perciò trascrivo un pensiero di Davide Calì che condivido totalmente:
Leggete! Anche questo può sembrare un consiglio banale ma spesso, bizzarramente, chi scrive non legge […]. È anche una questione di sostenere il mercato nel quale pensi di voler entrare. Bisogna comprare libri. Qualche volta sento dire: ma i libri sono cari! Ma se noi che speriamo di vivere di questo lavoro non siamo i primi a comprare libri, come possiamo pensare che lo facciano gli altri?