Rutka: Joanna Fabicka e la storia della bambina segreta
Qual è il confine tra immaginazione e realtà? Chi decide quali sono le emozioni vere e quali frutto di aspettative, e, nel caso, sono per questo meno reali?
Rutka
Rutka. La bambina segreta, di Joanna Fabicka (illustrazioni di Mariusz Andryszczyk, traduzione di Raffaella Belletti, Rizzoli) è un onirico, ma radicato nella realtà, romanzo per bambini e bambine. Riesce a sconvolgere le nostre credenze e contemporaneamente ad affrontare argomenti dolorosi e concreti, come la Shoah, senza mai appesantire il racconto, rendendo il lettore complice di un’avventura assurda, forse, ma incantevole in ogni sua parte.
Zosia è una bambina, abita a a Łodź, in Polonia, precisamente nel vecchio ghetto semi abbandonato, un luogo dove anche i muri trasudano dolore e rimpianto, da dove sono fuggiti o deportati tutti gli abitanti. È sola, annoiata, ma certo non le manca l’intelligenza per affrontare la vita, anzi, ne ha anche per gli adulti distratti.
La mamma non fa che ripetere che ne hanno troppo pochi e perciò deve lavorare tanto. Ma più duramente lavora, meno soldi ha, dunque a Zosia viene un’idea geniale – la mamma dovrebbe fare tutto l’opposto, smettere di lavorare; forse così facendo il denaro aumenterebbe. Forse ai soldi il lavoro duro semplicemente non piace ed e per questo che si nascondono da lei. Purtroppo, questi ragionamenti rivoluzionari lasciano tutti indifferenti, ma in fondo Zosia non se ne stupisce, perché e risaputo che gli adulti non vogliono mai ascoltare chi e più saggio di loro.
L’arrivo della zia Roża
In quell’insieme di case, abbandonate e in lista per venire abbattute, oggi non vive più nessuno così quando la mamma di Zosia deve partire per l’ennesimo viaggio di lavoro, non resta che chiedere aiuto alla zia Roża che per l’occasione si trasferisce nel piccolo appartamento. Con sedia a rotelle e pipa a seguito, e tanta, ma davvero tanta gioia nei confronti della vita, e della risata.
La zia Roża per età è piuttosto una bisnonna che non una zia, perché e tutta coperta di rughe. Il suo viso ricorda una prugna secca – naturalmente di un altro colore e senza il nocciolo. Per la verità, e di un giallo-arancione a causa delle innumerevoli lentiggini.
Inizia così Rutka, strano romanzo colmo di malinconia e ricordi, di tristezza e gioia. Comincia in maniera “normale” con una bambina annoiata, una mamma single con molto lavoro, una zia sopra le righe… ma a un certo punto accade qualcosa di misterioso.
Rutka: una storia di amicizia
Non troverete tesori da scoprire, e nemmeno gialli, o complicati rapporti anziani giovani. No. Attraverso la metafora dell’amicizia, quella vera, quella che ti fa alzare felice ogni mattina e ti accompagna giorno dopo giorno alla scoperta del mondo, l’autrice avvicina i giovani lettori tra le ombre della deportazione, nel dolore del ghetto e i ricordi che faticano ad andare oltre.
Zosia trova una nuova amica, ma per pagine e pagine il lettore faticherà a capire se è reale, immaginaria o un fantasma. In realtà poco importa, perché Rutka ha una storia particolare da raccontare, i suoi incubi da cui fuggire e tanti, tantissimi scherzi da proporre a Zosia. Tra una corsa sui tetti e una in bicicletta, le due bambine dovranno fuggire dal Signore Bianco, figura spaventosa, sfuggente, pericolosa, e anche se i giovani lettori faticheranno a capire chi era realmente, porta con sé tantissimo dolore e paura.
Corrono, Zosia e Rutka, giocano e ridono. Scoprono se stesse e la loro storia.
Mentre i lettori termineranno il libro con il desiderio di capire di più, di conoscere e comprendere. Di non dimenticare.
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Storia
Illustrazioni
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Da leggere
Un libro particolare, come particolari sono le sue protagoniste, per conoscere le emozioni e i ricordi di un passato che è presente. Sempre