Il maestro di Auschwitz: Otto B Kraus racconta la storia dei bimbi ebrei nel Blocco 31 ad Auschwitz
Qualcuno avrebbe da ridire, e spesso lo fanno. Alcuni ritengono che i romanzi dedicati all’orrore della Seconda guerra mondiale, e in particolare ad Auschwitz, siano troppi. Altri definiscono queste storie, troppe e troppo simili. Sono critiche ricorrenti, stabili, che in questo periodo dell’anno – il 27 gennaio è il Giorno della memoria – tendono a tornare come echi lontani.
Sono operazioni commerciali, dicono. Sì è vero, sono anche quello. Non siamo lettori ingenui, noi che continuiamo a leggere queste storie così simili, così drammatiche, così irreali. Non lo siamo e mai lo saremo. Ma noi lettori del Giorno della memoria non smetteremo mai di cercare tali storie, perché è l’unica forma di rispetto che conosciamo: leggerle, conoscerle, per non dimenticare ogni singolo protagonista, ogni singola voce.
Il maestro di Auschwitz
Il maestro di Auschwitz di Otto B Kraus (Newton Compton) è una di quelle voci, una storia intessuta in altre piccole vicende, una testimonianza dell’orrore. Se non desiderate rimanere sconvolti e preferite andare oltre e dimenticare, questa NON è la lettura giusta per voi.
Il maestro di Auschwitz è un romanzo dal ritmo insolito: sembra narrare le vicende a singhiozzi, fatica a trovare un filo conduttore. Nel leggerlo si ha l’impressione che stenti per poi riprendere e quindi nuovamente fermarsi, ma poi comprendi. Capisci che per scrivere questa storia Otto B Kraus ha dovuto rivivere ricordi davvero sconvolgenti, rivedere immagini spaventose, e leggendo hai l’impressione di sentire i suoi singhiozzi mentre si ferma e interrompe la scrittura.
La storia dei bambini ebrei che vissero nel famigerato Blocco 31 ad Auschwitz
Otto B Kraus racconta la vita ad Auschwitz di 500 bambini ebrei rinchiusi nel Blocco 31, bambini inspiegabilmente rimasti vivi, che verso la fine della guerra dovevano servire come prova dell’inesistenza della Soluzione Finale. Otto B Kraus era il loro maestro, ovviamente di nascosto: insegnava ai bambini mentre loro gli donavano la voglia di vivere che scivolava lontana giorno dopo giorno.
Ricordi a tratti confusi, altri limpidi e letali. Ricordi trasmessi da Otto B Kraus indelebili, feroci. Personaggi inventati, ribadisce più volte lo scrittore, ma talmente reali da rendere il tutto ancora più tragico. Inventati i nomi, vere le vicende.
Qui, tra queste pagine, ritroviamo il “medico” nazista Josef Mengele, diventato famoso per la sua brutalità nel nome di una scienza innominabile. La paura dei forni, del tifo, della malaria e dei pidocchi. La fame, la solitudine, l’apatia nei confronti di una vita che non è più tale. Il freddo. La cenere. I bambini, comunque capaci di giocare nonostante l’orrore annidato nei loro grandi occhi.
Termini il libro, lo chiudi, e puoi solo unire le tue lacrime a quelle di Otto B Kraus.