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Blackbird: Anne Blankman racconta i colori del cielo sopra Chernobyl

Mentre leggevo Blackbird. I colori del cielo di Anne Blankman (traduzione di Rubina Ronci, Giunti) mia figlia mi ha ronzato attorno come un’ape attratta dal nettare. Era curiosa. Sapeva che quel libro era stato scritto per i ragazzi e le ragazze della sua età. Spesso leggo libri per ragazzi da recensire, ma mai l’ho vista così interessata. “Mamma, è bello?”, “Sì” la mia risposta convinta. “È molto bello”.

Ovviamente ora lo sta leggendo lei, ma prima di consegnaglielo ho dovuto spiegarle alcuni fatti storici necessari per introdurle questa storia così incantevole e spaventosa. Altrimenti rischiava di non capire, anche se… è comunque difficile dare un senso a quello che accadde alla centrale di Chernobyl nel 1986. Molto difficile. Perché anche se ora è chiaro cosa sia accaduto, le conseguenze di così tanti errori, umani, rimangono ancora sotto ai nostri occhi. E i ricordi ci assalgono come una nube nera.

Blackbird

Blackbird
Anne Blankman, Blackbird

Le protagoniste di Blackbird vivono a Pripyat, cittadina di 45mila persone costruita per ospitare i lavoratori e le famiglie della centrale nucleare di Chernobyl. Oggi Pripyat è una città fantasma.

Valentina Kaplan e Oksana Savchenko all’inizio di questa storia non sono amiche, non oso definirle nemiche, perché l’astio che le divide non è certo parte di loro ma la conseguenza di un’educazione crudele. Valentina è ebra e a Oksana hanno insegnato a odiare gli ebrei. È cresciuta credendo che gli ebrei siano il male e sfoga la rabbia per la mancata promozione di suo papà contro Valentina, a cui, di contro, hanno insegnato a sparire, mimetizzarsi tra le ombre per non venire criticata, perché nell’allora Repubblica Socialista Sovietica  bastava la critica di un solo cittadino per innescare spiacevoli conseguenze.  

Quella mattina del 26 aprile 1986 Valentina e Oksana si svegliano per andare a scuola, come ogni mattina. Ma il cielo, il loro limpido cielo, è tinto di rosso, un rosso strano, innaturale. E all’orizzonte la centrale nucleare brilla come non mai. I cittadini di Pripyat non si allarmano, convinti che se ci fosse un reale pericolo lo Stato li avrebbe già protetti. E nemmeno il mancato ritorno a casa dei due padri, entrambi lavoratori nella centrale durante il turno di notte, allarma le famiglie. Certo, è strano, ma avranno avuto un contrattempo.

I colori del cielo

Si girò di scatto: «La centrale sta andando a fuoco!».
La madre uscì di corsa dalla camera, mentre si allacciava il bracciale: «Cosa stai dicendo?».
Valentina indicò fuori dalla finestra.
La madre la raggiunse e rimase senza fiato: «O mio Dio!».
«Dov’è papà?» Valentina gettò lo sguardo sul tavolo della cucina. Vuoto. Suo padre faceva il turno di notte alla centrale nucleare. Di solito tornava in tempo per la colazione, stanco e affamato dopo la lunga notte di lavoro. Poi andava a dormire quando Valentina usciva per andare a scuola. Quando quella mattina Valentina non lo aveva visto a colazione, aveva dato per scontato che fosse già a letto.
«Non è ancora rientrato». Con le mani tremanti, la madre di Valentina chiuse la finestra. «Ci aveva detto che sarebbe stato molto occupato stanotte, ti ricordi? I supervisori avevano organizzato un’esercitazione di emergenza. Per questo non mi sono preoccupata quando mi sono accorta che stava tardando». Tiro verso di sé Valentina per abbracciarla. «Sono sicura che sta bene, Valyushka. Altrimenti, qualcuno dalla centrale ci avrebbe avvertiti»

Il contrattempo è il più grande disastro nucleare della storia, ma quella mattina nessuno lo sapeva. Nessuno era stato allertato, anzi, le persone hanno continuato la loro quotidianità come se nulla fosse cambiato. Valentina e Oksana sono andate a scuola mentre altri prendevano il sole… e dopo qualche ora di incomprensione capiscono che devono fuggire, dalle radiazioni e dalla distruzione.

Diversi punti di vista

Valentina e Oksana raccontano le loro vite rimbalzando il lettore da un punto di vista all’altro. Narrano i cambiamenti, le paure, l’ansia di dover lasciare la loro città e la loro famiglia verso luoghi e persone sconosciute. La paura di non essere all’altezza, la consapevolezza di quello che è accaduto, consapevolezza che le ha travolte nonostante la loro età. Sono due bambine ma di colpo devono viaggiare da sole verso Leningrado, verso una città nuova e una nonna mai vista prima. Una nuova vita da costruire pezzo dopo pezzo.

Mentre scopriamo le due narrazioni così opposte, ma appassionanti e vere, una terza si insinua nelle pagine del romanzo Blackbird. Una storia diversa eppure così simile, una storia che parla di fuga e abbandono, di paura e rinascita, in un’altra epoca, 1941, di un’altra persona, una persona che leggendo riconosceremo a sua volta come protagonista, Rifka.

Blackbird è un romanzo per tutti, non solo per i più giovani

Un romanzo incantevole, da leggere tutto d’un fiato, che mi sento di consigliare anche agli adulti per completezza della storia, profondità dei personaggi, anche secondari come le mamme e la nonna, e per l’incredibile capacità di calarci in quel passato che non possiamo dimenticare, e di cui ne sappiamo in realtà poco. Troppo poco.

Per capire perché nel 1987 l’Italia tramite un referendum ha detto no alle centrali nucleari. Per conoscere due storie che sono le nostre storie, perché una fuga così improvvisa, impetuosa e drammatica può accadere a chiunque.

Assolutamente da leggere, prestare, consumare.

Review Overview

Storia
Illustrazioni
Leggibilità
Prezzo

Per comprendere e conoscere la storia.

Una storia tra tante: partendo dal disastro di Chernobyl nel 1986 l’autrice ci racconta le vicende di due ragazze costrette a fuggire dal luogo dove sono nate.

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Anna Fogarolo

Anna Fogarolo è consulente per le attività di Ufficio Stampa, Content & Community Manager, Web Relation e Digital PR specialist. In passato ha svolto l'attività di fotogiornalista per le maggiori testate italiane e ha scritto contenuti per alcuni noti portali e network. Con le Edizioni Erickson ha pubblicato «Do you speak Facebook? Guida per genitori e insegnanti al linguaggio dei social network» e «Il web è nostro. Guida per ragazzi svegli», testo presentato alla seconda edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi.

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