Approfondimenti

Perché riteniamo la censura ai romanzi di Roald Dahl una banalità inaccettabile

Rendere maggiormente gentili i romanzi di Roald Dahl. Gentili perché le parole “piccolo”, “nano”, “grasso”, “disgustoso” possono risultare offensive e prive di tatto, prive di morale, in un mondo dove evidentemente si è persa la misura tra descrizione del personaggio e realtà. I romanzi di Roald Dahl sono un capolavoro assoluto, amati ancora oggi dai giovani lettori e lettrici di tutto il mondo. Romanzi che non hanno bisogno della nostra morale, perché ne hanno più di una propria, bellissime morali, indelebili. Assolute. E non hanno certo bisogno di censura.

La censura sui romanzi di Roald Dahl

Eppure, sospetto che dobbiamo andare oltre la prima risata. Vogliono togliere parole come “sozzone”, ”racchia”, tanto ci pare assurdo che ci scappa da ridere, tanto ci appare banale rispetto alla bellezza delle storie di Roald Dahl che fatichiamo a prendere seriamente questa censura.

Ma è proprio perché la prima reazione a questa censura preventiva, dolorosa per chi ha fatto della scrittura un mestiere ma anche irrealistica e diseducativa per chi ama leggere, conoscere il mondo attraverso le parole, capire gli altri e le tante sfumature che appartengono all’essere umano, che dobbiamo prenderne da subito le distanze e ritenerla inaccettabile.

Inaccettabile, perché le storie sono specchi della realtà e la realtà è fatta anche di persone cattive, racchie, piccole e brutte. La realtà di Roald Dahl è certamente enfatizzata, esplosa, ma di fatto è una realtà. Se il fine è crescere i nostri figli e figlie in un mondo perfetto e perfettino, personalmente non ci sto. Il mondo è anche brutto, grasso, sporco. Il mondo non è inclusivo.

Le indiscrezioni lasciano davvero perplessi sulle scelte e le motivazioni che hanno portato rivisitare i romanzi di Dahl. Ad esempio alla geniale Matilde sembra che per motivi troppo colonialisti le sia stato imposto di leggere Jane Austen al posto di Kipling.

E ancora gli amati Umpa-Lumpa, i geniali operai della Fabbrica di cioccolato, definiti nel libro “piccoli uomini” diventano “piccole persone”. Il processo di revisione da parte della Roald Dahl Story Company è iniziato nel 2020. Ed è qui che mi chiedo: come è possibile che nessuno si sia indignato prima? Che nessuno abbia fatto valere i diritti dei giovani lettori e lettrici di leggere le storie così come sono state inventate e scritte dal genio di Roald Dahl?

Dobbiamo cambiare noi!

Personalmente ritengo che questa revisione ritenuta corretta, gentile, inclusiva, di film, romanzi e storie in generale che hanno fatto la storia ci stia sfuggendo di mano. Dobbiamo cambiare noi, non le pietre miliari della letteratura. Dobbiamo diventare gentili noi, non Roald Dahl.

Roald Dahl era un vecchio burbero, e probabilmente è stato proprio il suo carattere così unico ad aiutarlo a scrivere storie indimenticabili. Ma ci piace esattamente così, burbero e capace di vedere tutte le sfumature del genere umano, dalle meraviglie alle brutture assolute.  

#RoaldDahlNonSiTocca

Anna Fogarolo

Anna Fogarolo è consulente per le attività di Ufficio Stampa, Content & Community Manager, Web Relation e Digital PR specialist. In passato ha svolto l'attività di fotogiornalista per le maggiori testate italiane e ha scritto contenuti per alcuni noti portali e network. Con le Edizioni Erickson ha pubblicato «Do you speak Facebook? Guida per genitori e insegnanti al linguaggio dei social network» e «Il web è nostro. Guida per ragazzi svegli», testo presentato alla seconda edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi.

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pulsante per tornare all'inizio