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Il mago di Oz, i suoi molti sequel e le scarpine di Dorothy

Probabilmente Il meraviglioso mago di Oz, opera fondamentale della letteratura infantile scritta da Frank L. Baum e illustrata da W. W. Denslow, è uno di libri con il maggior numero di sequel della letteratura (in verità, tutti poco noti), oltre ai vari adattamenti per il cinema (come Il grande e potente Oz diretto da Sam Raimi e con protagonisti James Franco, Mila Kunis, Michelle Williams e Rachel Weisz ed è una sorta di prequel del film Il mago di Oz diretto da Victor Fleming nel 1939), per il teatro e nei fumetti.

Il meraviglioso mago di Oz

Il meraviglioso mago di Oz fu pubblicato dalla George M. Hill Company di Chicago nel 1900 e, come tutti sappiamo, racconta le avventure di Dorothy, una bambina trasportata dal Kansas in una terra fantastica da un ciclone. Forse, però, quello che non tutti sanno è l’infinità di storie e rivisitazioni che il libro ha generato (Il meraviglioso mago di Oz è di pubblico dominio negli USA dal 1956).

I sequel dell’opera di Baum

Lo stesso Frank L. Baum scrisse i primi tredici episodi successivi. Uno di essi, dal titolo La meravigliosa terra di Oz, ha per protagonista Tip, un giovane che alla fine diventerà una bella principessa.

Alla morte di Baum, Ruth Plumpley Thompson si assunse l’incarico di scrivere altre ventuno storie. E siamo a trentaquattro.

Dal 1939 John R. Nail, che aveva illustrato la maggior parte dei romanzi precedenti, sostituì Thompson e così altri tre romanzi videro la luce. La cosa è andata avanti e sequel si sono sommati a sequel, alcuni scritti dal pronipote dell’autore originale Roger S. Baum.

I primi quaranta sequel vanno sotto il nome de I Famosi Quaranta. Ma, naturalmente, non sono i soli. Nel 1982, per esempio, Philip José Farmer – scrittore e autore di fantascienza statunitense, famoso per saper mescolare personaggi di fantascienza con quelli della cultura popolare o con personaggi storici – pubblicò A Barnsormer in Oz, in cui il figlio adulto di Dorothy, Hank, giunge a Oz dopo essere stato vittima di un incidente a bordo dell’aereo che pilotava, alla maniera de Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupery.

Dal momento che è libero dai diritti, Il mago di Oz potrebbe andare avanti nei secoli dei secoli grazie all’inventiva di ogni tipo di autori o semplicemente dei fan. Saranno tutti i sequel dello stesso livello dell’originale? Solo il tempo potrà dirlo.

Il colore delle scarpine di Dorothy

Un’ultima curiosità. Anche se nel film del 1939 di Victor Fleming Dorothy indossa delle scarpette rosse per tornare a casa, nel romanzo, in verità, le scarpine sono d’argento. Sembra che nella realizzazione del film, infatti, il produttore Marvyn LeRoy decise di utilizzare delle scarpine rosse che sarebbero risaltate meglio sullo schermo. Non dimentichiamo che Il mago di Oz è il secondo film in Technicolor e, con quel nuovo processo, alcuni colori si vedevano più nitidamente che altri. Così, per un’esigenza tecnica, la maggioranza di noi associa il rosso alle scarpe di Dorothy. Il che la dice lunga su quante poche sono le persone che hanno realmente letto il romanzo…

Foto | Wikipedia

Roberto Russo

Roberto Russo è nato a Roma e vive a Perugia. Dottore in letteratura cristiana antica greca e latina, è appassionato del profeta Elia. Segue due motti: «Nulla che sia umano mi è estraneo» (Terenzio) e «Ogni volta che sono stato tra gli uomini sono tornato meno uomo» (Tommaso da Kempis). In questa tensione si dilania la sua vita. Tra le altre cose, collabora con alcune testate online e tanto tempo fa ha pubblicato un racconto con Mondadori.

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