Io ho un grande sogno nel cassetto. Sogno che la memoria dedicata alla Shoah non si fermi il 27 gennaio, ma che l’argomento venga trattato, approfondito, studiato, a scuola come a casa, in diversi momenti dell’anno. Sogno che la frase “per non dimenticare” non si sgretoli di significato strada facendo, non diventi uno slogan privo di valore, ma si focalizzi, prenda forma e sostanza, diventi parte di noi.
L’impressione, invece, è che ogni anno a gennaio ci ritroviamo a parlarne, perché dobbiamo, ma non ascoltiamo più. Non ricordiamo. Stiamo dimenticando, e mentre dimentichiamo le persone che hanno vissuto quell’inumana tragedia ci stanno naturalmente lasciando, e con loro i ricordi si dissolvono nell’aria.
Storia di Vera

La Shoah non è la trama di un film o di un libro, è la realtà, la nostra realtà.
Ma i libri, come alcuni film, ci possono aiutare a comprendere, ci incuriosiscono, ci stimolano a conoscere. E oggi ci rimangono solo loro, le parole scritte e recitate, ad aiutarci a non dimenticare, senza alcuna retorica.
Un albo perfetto per i bambini
Storia di Vera di Gabriele Clima è un albo perfetto per introdurre l’argomento ai bambini. Con estrema dolcezza e sensibilità riesce a inquadrare un terribile campo di concentramento. Non ha importanza dove o quale: è talmente terribile e triste da annullare da solo qualsiasi altra notizia.
Vera è rinchiusa in questo campo assieme a sua mamma e alle sorelle Sara e Anna. È un luogo freddo, capace di congelare anche i cuori, abitato da persone tristi e da soldati che evidentemente si ritenevano diversi.
Io sapevo perché eravamo lì: qualcuno diceva che eravamo diversi dagli altri, e che per questo dovevamo starcene rinchiusi. Ma che vuol dire diversi dagli altri? Certo che eravamo diversi dagli altri, ognuno è diverso da ogni altro, come gli alberi, i fiori, i fiocchi di neve. Mi sembra normale.
Un giorno Anna si ammala, e a nulla servono le suppliche di Vera, richieste che vengono accolte da risate e schiamazzi. Anna muore. Muore di freddo, di stenti, di fame; muore perché quel luogo non è vivibile, perché quella non è vita.
Ma Vera non si lascia prendere dallo sconforto, anzi, nei suoi sogni regala un pezzo di cuore a ogni soldato…
Non era molto grande, appena un pezzettino, ma era rosso e caldo come un fuoco acceso.
La prefazione di Liliana Segre
Una storia dolce e terribile, capace di scatenare le domande dei bambini, le curiosità, ma anche di valorizzare la forza di una singola bambina, e la speranza che ha accompagnato i pochi sopravvissuti.
I disegni dell’albo riescono ad evocare il freddo, la paura, l’isolamento, e, a mio avviso, anche la fame e il terrore, ma contemporaneamente grazie ai pezzettini di cuore di Vera le tavole si illuminano. Pochi angoli, punti di luce, poca indispensabile speranza.
La prefazione di Liliana Segre è perfetta, perfetta per la pacata dolcezza e l’incredibile amore che si legge nelle sue parole.
Un libro da leggere e rileggere, raccontare e spiegare, un punto di inizio “vero”, per non dimenticare.
Score
Storia
Leggibilità
Illustrazioni
Prezzo
Perfetto
Conclusione : La Storia di Vera è un libro perfetto per introdurre l’Olocausto ai bambini, per spiegare senza spaventare, ma donando loro la consapevolezza necessaria al Giorno della memoria.