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Io sono soltanto una bambina, di Jutta Richter

Io sono soltanto una bambina

di Jutta Richter – tradotto da Bice Rinaldi e illustrato da Hildegard Müller – è uno dei libri finalisti della terza edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi, categoria +6.

Ho letto il libro e posso tranquillamente sostenere che la sua candidatura è meritata. E sapete perché? Perché è un libro normale. Non ci sono draghi o principesse, non ci sono bambini depressi, violenti o con tali problemi psichici da impensierire qualsiasi adulto. Non ci sono ricordi nostalgici o morali: Hanna, la protagonista del racconto, è soltanto una bambina, una normale bambina, e fidatevi è perfetta!

Gli eventi del libro sono normalissimi episodi quotidiani; forse il più destabilizzante è il trasloco – lo scrivo seriamente essendoci passata, un trasloco stressa chiunque. Ma Hanna è talmente in gamba che riesce a ritrovare sempre l’equilibrio.

Io sono soltanto una bambina

Jutta Richter, Io sono soltanto una bambina
Jutta Richter, Io sono soltanto una bambina

La nonna di Hanna è super, pur se scambia una gatta femmina per un gatto maschio, ma anche in questo caso: capita, non è una tale tragedia. Se proprio non riusciamo a vedere la differenza ci pensano loro, le gatte, sfornando dai quattro ai cinque gattini, a farci rinsavire. Ed è appunto quello che accade alla gatta della nonna.

Hanna va a scuola come tutti i bambini, e come loro affronta sfide quotidiane, litiga, discute, cresce anche confrontandosi con i suoi coetanei – quelli vip che la deridono, quelli un tantino vendicativi che le tirano palle di carta appiccicose di saliva, e le amiche. Oh quelle amiche che non si dimenticheranno mai più, quelle sono le migliori.

Poi, la follia della scuola, dove gli psicologi scolastici sembrano alieni e non ci sono altri modi per definirli. Certo al mondo ci sono psicologi bravissimi, ma quelli nella scuola di Hanna avrebbe bisogno di uno STOP deciso.

Una bambina come tutte le altre

Hanna ha due papà

, il papà numero uno vive in Australia, il papà numero due è presente. Ha una mamma che come tutte le mamme ogni tanto dà i numeri ma è davvero brava a gestire tutto e a sostenere Hanna nel momento giusto. Insomma Hanna è solamente una bambina, intelligente, non troppo obbediente, creativa, sveglia:

Mi chiamo Hanna e sono soltanto una bambina. In realtà mi chiamo Johanna Maria Magdalena Knispel, ma naturalmente nessuno mi chiama così. Da un paio di settimane abitiamo nella Mühlenweg, al numero 13. Qui è bellissimo. Io non me ne andrò mai più, questo è sicuro.
La mamma ha detto che i figli, prima o poi, se ne vanno. Ha detto che è così e basta. I figli diventano grandi e se ne vanno in giro per il mondo. Aspetta e vedrai, ha detto.
E mentre lo diceva ha fatto quella faccia strana, quella che fa sempre quando vuole convincermi che sa più cose di me: sopracciglia inarcate, labbra arricciate e occhi neri spalancati a più non posso. Beh, se volete cascarci, fate pure! Io non ci casco di
certo. Sono sicurissima che la mamma si sbaglia.

Perché Io sono soltanto una bambina è in cinquina? Lo reputo talmente ovvio che quasi mi vergogno a sottolinearlo: perché Hanna è una bambina normalissima, e tutti i lettori si sono immedesimati in lei. È anche molto simpatica, e questo è semplicemente un bene.

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Review Overview

Leggibilità
Storia
Illustrazioni
Prezzo

W la normalità!

La normalità è una cosa meravigliosa, soprattutto se narrata da una bambina come Hanna.

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Anna Fogarolo

Anna Fogarolo è consulente per le attività di Ufficio Stampa, Content & Community Manager, Web Relation e Digital PR specialist. In passato ha svolto l'attività di fotogiornalista per le maggiori testate italiane e ha scritto contenuti per alcuni noti portali e network. Con le Edizioni Erickson ha pubblicato «Do you speak Facebook? Guida per genitori e insegnanti al linguaggio dei social network» e «Il web è nostro. Guida per ragazzi svegli», testo presentato alla seconda edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi.

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