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L’isola del Muto, di Guido Sgardoli. Premio Andersen 2018: miglior libro oltre i 15 anni

L’isola del Muto

 di Guido Sgardoli, è un libro complesso e complicato, un romanzo difficile, articolato, lungo e denso. Nonostante questa sua particolarità, o probabilmente proprio grazie a essa, L’isola del Muto ha vinto il Premio Andersen 2018 come miglior libro oltre i 15 anni. Questa la motivazione:

Per una commossa e serrata narrazione corale nella quale, passo dopo passo, si ricostruisce un secolo e mezzo di storia. Per la nitida e precisa ambientazione, frutto di un ampio lavoro di ricerca. Per l’ampio respiro di una vicenda che regala personaggi indimenticabili e un’alta capacità di scrittura.

Questo aspetto da un lato mi ha stupita: può una lettura così intrecciata e a tratti lontana dalla nostra quotidianità destare l’interesse dei ragazzi? Ovviamente non ho la risposta, ma il fatto che abbia vinto il prestigioso premio Andersen mi lascia anche un senso di speranza: i ragazzi sanno leggere, e, soprattutto, sanno scegliere, da soli. Quindi se qualche ragazzo si avvicinerà a questa lettura anche grazie alla sua, meritata, vittoria, sarà un duplice traguardo.

L’isola del Muto

L’isola del Muto, di Guido Sgardoli. Premio Andersen 2018: miglior libro oltre i 15 anni
Guido Sgardoli, L’isola del Muto

La storia presenta una saga familiare, una di quelle saghe che non si leggevano da tempo. La sua particolarità, tuttavia, non si ferma ai due secoli di storia (1816-2016) ma abbraccia il luogo che rende il tutto, se possibile, più concentrato. Un faro, un’isola, una sorta di scoglio posto di fronte a Horendal, in Norvegia.

Un luogo a noi lontano, freddo per antonomasia, isolato per definizione di scoglio. Eppure abitato da una famiglia, in cui ritroviamo sintetizzate molte caratteristiche del nuovo che avanza in contrapposizione alla certa e prudente staticità.

Arne è muto, o meglio soffre di mutismo selettivo ma questo chi lo incontra non lo può sapere. Ha un animo buono nonostante la vita lo abbia messo di fronte a molte sfide, e questa sua bontà viene scambiata per forza d’animo e onestà da un uomo molto importante della città: così gli viene affidata la cura e gestione dell’isola del faro. Solo un muto può accettare di vivere in totale isolamento, solo un muto può cedere alla solitudine. O no?

Erano uomini che portavano idee. E da questo nascevano l’inquietudine e le preoccupazioni di Arne, che le idee contagiassero i suoi figli, che le idee se li portassero via.

Evidentemente no, dato che lo stesso uomo importante organizza uno strano matrimonio: la sua figlia minore, che a sua volta soffre di una inspiegabile malattia, probabilmente autismo dalla descrizione, viene data in sposa ad Arne.

Un matrimonio destinato a dare vita a una famiglia dalle molte e incredibili sfaccettature, che dovrà affrontare la morte e la vita, i conflitti adolescenziali e la modernità, che andrà e ritornerà. Un faro diventa così simbolo di un ritorno e anche di una prigione, simbolo che, se ci pensiamo, stagna in ogni famiglia, in ogni casa, in ogni nido nel momento dell’addio.

La realtà era che non si vedeva fuori dall’isola. Suo nonno Emil l’aveva lasciata e il figlio Sverre ci era tornato. Era come un richiamo, un invito al quale non si poteva essere sordi.

Forse dipendeva dal fatto che quella del farista la potevi considerare una missione. C’era una forte componente di responsabilità che non ti abbandonava mai, che avevi nel sangue, se eri figlio di un farista. E c’era che l’isola, com’era sua natura, tendeva a separarti dal resto del mondo, a staccartene, a convincerti che il mondo non aveva bisogno di te, ne tu del mondo. Faceva in modo di radicarti a sé.

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Review Overview

Storia
Leggibilità
Prezzo

Lettura impegnativa, ma appagante

Un romanzo per ragazzi ma anche per adulti, capace di narrare il cambiamento senza mai perdere la luce del faro.

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Anna Fogarolo

Anna Fogarolo è consulente per le attività di Ufficio Stampa, Content & Community Manager, Web Relation e Digital PR specialist. In passato ha svolto l'attività di fotogiornalista per le maggiori testate italiane e ha scritto contenuti per alcuni noti portali e network. Con le Edizioni Erickson ha pubblicato «Do you speak Facebook? Guida per genitori e insegnanti al linguaggio dei social network» e «Il web è nostro. Guida per ragazzi svegli», testo presentato alla seconda edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi.

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