Le storie brevi e i libri illustrati per bambini
Continuano le nostre riflessioni su come scrivere un libro illustrato per bambini. Abbiamo avuto modo di leggere il parere di addetti ai lavori come Beppe Mecconi, Fulvia Degl’Innocenti, Guia Risari, Roberta Argenti e Roberto Piumini. Inoltre Giuliana Fanti delle Edizioni Corsare ci ha illustrato tutta la bellezza degli albi illustrati.
Ora Lorenza Farina ci spiega in che modo nascono le sue storie brevi (che per lei ben si adattano ai libri illustrati) e come riesce a metterle per iscritto.
Lo scrittore è un pescatore di visioni
Mi piace scrivere, soprattutto per i bambini, perché dentro di me c’è ancora una parte bambina che ama fantasticare, inventare situazioni e personaggi. Quando invento delle storie molti sono, infatti, i riferimenti anche inconsci legati alla mia infanzia o a quell’idea d’infanzia che mi accompagna. Sono convinta che, in fondo, tutte le storie che si raccontano pescano in quel tempo lontano e immobile.
Se oggi sono diventata una scrittrice, lo devo anche alle mie nonne. Grazie ai loro racconti narrati ad alta voce, ho ricevuto in eredità un baule di visioni dove ogni tanto, anche inconsapevolmente, vado ad attingere. È, infatti, la qualità di visioni che uno possiede a generare le parole per raccontarle e le modalità per trasmetterle, come un dono, all’ascoltatore.
Non sono sola quando invento storie, ho sempre accanto un’aiutante magica, la mia “penna bambina”, cioè quello strumento, come ha ben evidenziato lo scrittore Luigi Dal Cin, «che sta dalla parte dei bambini e che consente allo scrittore adulto di esprimere il pensiero e il linguaggio adulto in una lingua non più parlata con gli altri adulti, ma mai dimenticata: la lingua dei bambini». La “penna bambina” mi aiuta a entrare nel mondo bambino con delicatezza, con rispetto, usando i toni giusti, soprattutto quando si affrontano tematiche forti, adattandosi al tempo dell’infanzia che non si misura con l’orologio.
Le storie brevi e i libri illustrati
Prediligo le storie brevi che si adattano a un libro illustrato, perché nella mia testa la trama e i personaggi nascono già a colori. Scrivere un racconto breve è come cogliere l’attimo, è come assistere a una luminosa epifania. Questo non vuol dire che sia più facile, perché la brevità deve andare a braccetto con l’essenzialità e fare a botte con la banalità. Quello che non dicono le parole, lo esprimono le illustrazioni in un gioco a rimpiattino dove entrambe hanno il loro spazio. E poi c’è la delicatezza della poesia: si può non nominare mai la parola morte, si può non disegnarla mai, come ha sottolineato la scrittrice Nadia Terranova, e tuttavia evocarla con la potenza di un dettaglio o la rappresentazione dell’assenza.
Quando creo una storia non adotto un metodo valido per sempre. A volte parto da un’emozione, da un sogno, a volte da un fatto reale o dalle sollecitazioni offerte dalla lettura di un libro di un altro autore. Non sempre seguo un percorso lineare. Ricordo che per scrivere Il volo di Sara (Fatatrac Edizioni, 2011) sono partita dall’immagine finale, quella di un volo di uccelli che prestano le loro ali alla piccola protagonista e ad altri bambini prigionieri in un lager. Da questa visione si è poi dipanata l’intera storia. Questo per dire che un racconto può nascere anche all’incontrario. Lo scrittore con un percorso a ritroso riesce poi a completarne la trama come fosse un puzzle.
Il ritmo della scrittura
Inseguo una scrittura che ha un suo ritmo, che sceglie con cura le parole, che dà importanza ai silenzi tra le righe. Mi piace lasciare a chi illustra o legge il compito di riempire quei vuoti, per una forma di rispetto nei riguardi della libertà di ciascuno. Preferisco concentrarmi sui personaggi e le loro emozioni più che sulla trama in sé, tuttavia entrambi sono necessari. Molto spesso quando comincio a scrivere una storia non so come andrà a finire. A volte mi lascio guidare dai personaggi e dal percorso indicato dalla riflessione. Una storia è un dialogo silenzioso fra la mente attiva che legge e il pensiero scritto sulla carta. Solo nel momento in cui verrà letta, essa come un fiume troverà finalmente la sua foce e arriverà al mare.
Chi è Lorenza Farina
Lorenza Farina, nata a Vicenza, ha lavorato come bibliotecaria presso la Biblioteca Civica Bertoliana, occupandosi di promozione della lettura e di letteratura per ragazzi. Ha pubblicato una trentina di libri tra romanzi, racconti e albi illustrati, ottenendo prestigiosi riconoscimenti tra cui le segnalazioni al Premio “H. C. Andersen – Baia delle Favole” – Sestri Levante (1998) e al Concorso di Letteratura per l’infanzia “G. Giulitto” – Città di Bitritto (2008).
Tra le sue opere sono degne di menzione: Viola non è rossa (Kite, 2008), La bambina del treno (Paoline, 2010), Il volo di Sara (Fatatrac, 2011), La casa che guarda il cielo. Anna Frank per non dimenticare (Edizioni Raffaello, 2014), Il ciliegio di Isaac (Paoline, 2017), Il guerriero di legno (Paoline, 2019), Come ali di gabbiano (Paoline, 2019). I suoi libri, attraverso una scrittura poetica e coinvolgente, propongono ai giovani lettori tematiche d’interesse sociale e storico. Per saperne di più c’è il suo sito.