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Dalla parte sbagliata: Francesco D’Adamo racconta la storia di Iqbal Masih

Maria e Fatima sono le due principali voci narranti del romanzo epistolare per ragazzi Dalla parte sbagliata, di Francesco D’Adamo, pubblicato da Giunti. Il sottotitolo del romanzo apre tutto un mondo La speranza dopo Iqbal. Il riferimento è a Iqbal Masih, ucciso a soli dodici anni, diventato un simbolo della lotta contro il lavoro infantile, in quanto bambino operaio egli stesso nella sua Patria, il Pakistan, e poi attivista per i diritti dei bambini.

Dalla parte sbagliata

Francesco D'Adamo, Dalla parte sbagliata. La speranza dopo Iqbal
Francesco D’Adamo, Dalla parte sbagliata. La speranza dopo Iqbal

Francesco D’Adamo in Dalla parte sbagliata attualizza la storia di Iqbal – la sua morte risale al 1995 – e la sdoppia, ambientandola a Milano e in Pakistan. Fatima è una ragazza pakistana che, dopo essere stata salvata da una fabbrica in cui era di fatto schiavizzata, è arrivata in Italia e ora vive e lavora a Milano. Maria è rimasta in Pakistan e cerca di portare avanti l’impegno di Iqbal come meglio può da attivista anche lei per i diritti umani.

Dal loro scambio di lettere veniamo a conoscere due situazioni di sfruttamento minorile: una in Pakistan, l’altra in Italia, a Milano. Qui in Italia un bambino è tenuto schiavo in un seminterrato e deve lavorare per i suoi sfruttatori; in Pakistan è un’immensa fabbrica di indumenti che continua nella pratica dello sfruttamento dei minori, assicurando un pagamento che di fatto è nullo. Le due vicende, pur lontane geograficamente, si concentrano intorno allo stesso problema: quello cioè della prepotenza dei forti verso i più deboli, ma anche sul fatto che l’impegno in prima persona, come fece Iqbal Masih appunto, alla fine porterà frutti.

La storia di Iqbal Masih

Francesco D’Adamo è un profondo conoscitore della vicenda umana di Iqbal: già nel 2001 aveva pubblicato un libro dal titolo Storia di Iqbal con cui vinse il Premio Cento e il Premio Cristopher Awards; in questo nuovo capitolo, diciamo così, della storia di Iqbal traccia una sorta di profilo dell’eredità che il bambino pakistano ha lasciato nell’oggi. Ed è indifferente se parliamo di una parte o di un’altra nel mondo: perché la lotta allo sfruttamento minorile non conosce frontiere.

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Storia
Leggibilità
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Da leggere

Muovendosi tra lettere e narrazione Francesco D'Adamo costruisce un testo che mostra a tutto tondo una realtà che spesso non si vuole vedere

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Roberto Russo

Roberto Russo è nato a Roma e vive a Perugia. Dottore in letteratura cristiana antica greca e latina, è appassionato del profeta Elia. Segue due motti: «Nulla che sia umano mi è estraneo» (Terenzio) e «Ogni volta che sono stato tra gli uomini sono tornato meno uomo» (Tommaso da Kempis). In questa tensione si dilania la sua vita. Tra le altre cose, collabora con alcune testate online e tanto tempo fa ha pubblicato un racconto con Mondadori.

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