Borders: Giuliana Facchini racconta la voglia degli adolescenti di cambiare il mondo
Quali sono i confini entro i quali l’essere umano può ancora permettersi di ignorare la mutazione in atto del pianeta Terra? Quali i limiti dove possiamo ancora muoverci? Quante le possibilità di sbagliare, ancora, dopo i tanti danni che abbiamo provocato alla natura?
Personalmente credo che siano oramai agli sgoccioli. Dobbiamo cambiare il nostro modo di vivere e dobbiamo farlo in fretta. Non si tratta di allarmismo, ma di realismo.
Purtroppo, nonostante i tanti richiami da parte del mondo scientifico, sembra che la parte produttiva del mondo non sia molto interessata all’argomento. L’uomo benestante, ma anche meno benestante, non intende cambiare di un millimetro stile di vita e abitudini. A questo punto è lecito chiederci: cosa stiamo rischiando?
La letteratura ci viene in aiuto proponendo scenari davvero apocalittici, umanità estinta e civiltà trasferite nello spazio. Ma una distesa di cemento ancora mancava…
Borders di Giuliana Facchini (Sinnos editrice), è un urlo di dolore, straziante. Un romanzo di formazione scritto in maniera diretta, anche se presentato con le diverse voci dei protagonisti, quasi sintetico nella sua forma fatale.
Borders
Il primo capitolo si apre su Magnolia, una città priva di natura, di suoni, di speranza. Alcuni anni prima la Terra si è ammalata: tutto ciò che nasceva dal terreno, o si nutriva con i prodotti della terra, moriva. In pochi sono sopravvissuti. Pochi, ritenuti l’élite del mondo. Talmente geniali che hanno pensato bene di coprire la superficie terrestre con una colata di cemento. Gli abitanti di Magnolia non sanno se la colata abbia coperto tutta o una parte della superficie terrestre. Sanno solo che loro sono sopravvissuti e devono continuare a sopravvivere. Senza natura. Controllando ogni singolo seme, animale, nascita, cambiamento.
Il centro di Magnolia rappresenta il premio più ambito, le periferie sono abitate dagli scarti della società. Ed è qui, nella città vecchia, che incontriamo Olmo, un’anziana, molto anziana, signora, e i suoi quattro figli adottivi: Lindgren, Dickens, Verne e Alcott. Nomi molto interessanti per chi ama la letteratura…
Olmo e i suoi ragazzi hanno un segreto: coltivano un orto. Un proibitissimo orto. Pomodori, limoni, verdure. Ma soprattutto erbe per curare. Un orto fuori controllo tanto da venire barbaramente distrutto. Ma non i sogni.
Il C.O.R.V.O. e Olmo si guardano e lui dice:
“Erano anni che non vedevo più una serra. Vorrei sapere di chi è stata l’idea di costruirne una, visto che è vietato. Non basta quello che la città produce nei suoi laboratori? I nostri pomodori da idrocultura non sono abbastanza buoni? Eppure, le loro proprietà nutritive sono eccellenti. Ribellarsi alle regole sanitarie solo per ribellarsi è sciocco.” La voce del C.O.R.V.O. non è più gentile, ma aspra, dura, gelida. “Nella città vecchia sopravvivete solo grazie al sussidio alimentare. Si fa il bene di tutti, eppure c’è sempre qualcuno che si lamenta…
La speranza del futuro
Ma la serra non è l’unico segreto di Olmo. Le sue speranze sono in realtà custodite nei quattro ragazzi. A loro infatti l’anziana signora affiderà una missione: andare oltre Magnolia, oltre il cemento, verso il mare per ritrovare i semi perduti. Tornare. Spaccare il cemento. Dimostrare a tutti che la terra si è rigenerata, che possono ricominciare a vivere liberi. Possono tornare a fidarsi della natura.
Lindgren, Dickens, Verne e Alcott iniziano così un viaggio incredibile, avventuroso e pericoloso. Incontreranno altri sopravvissuti e scopriranno le loro origini. Capiranno perché per Olmo questa verità è così importante, e assieme a loro i lettori potranno approfondire diversi aspetti dall’ecologia all’amicizia. Dalla diffidenza all’amore.
Tocca a me che a quanto pare ho imparato a piangere in silenzio. Temo che lo sappiamo fare tutti, perché anche Dick, quando sparisce oltre il muro si stropiccia gli occhi. Olmo resiste. Solo lei sembra immune dal dolore e alle lacrime.
Io la stringo a me e sento il suo corpo magro, le sue ossa assomigliano alle piume di Jewel. MI a scorrere una mano sui capelli che poi lascia scivolare sulla spalla per spingermi verso la scala a pioli. Salgo ogni gradino le gambe si fanno più pesanti. Quando, a fatica, scavalco vedo i miei fratelli con la testa reclinata all’indietro che mi aspettano. Abbiamo tutti la stessa espressione smarrita.
Borders un bel romanzo, complesso, ricco di spunti riflessivi. Originale. Diretto, scritto con frasi brevi, quasi appunti, come a ricordarci che non c’è più tempo.
I nostri voti
Storia
Leggibilità
Prezzo
Pofondo
Un romanzo di formazione capace di portarci a riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni oggi.