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I lupi di Willoughby Chase: un’avventura mozzafiato tra coraggio e intrighi

Esistono storie e Storie. Inutile girarci attorno o cercare paroloni letterari per descriverle. Alcune storie durano un battito di ciglia, altre conquistano i giovani lettori e lettrici e, nonostante gli anni, continuano a venire lette e rilette, amate. Anche se sembrano appartenere al passato, pur se contengono stereotipi antichi come l’essere umano.

È il caso di I lupi di Willoughby Chase di Joan Aiken (illustrazioni di Pat Marriott, traduzione di Irene Bulla, con un saggio di Brian Phillips, Adelphi, finalista Premio Andersen 2024, Categoria miglior libro 9/12 anni).

Pubblicato per la prima volta nel 1962 questo romanzo è una vera e propria sfida, vinta a mio avviso. Dai personaggi all’ambientazione alla trama stessa, il passato irrompe temerario in ogni riga. La vicenda è talmente veloce, da costringere il lettore ad arrivare alla fine senza mai prendere fiato.

L’ambientazione, infine, è un vero spettacolo. Siamo nel 1830 in una Inghilterra mai esistita, infestata dai lupi e gelida.

I lupi di Willoughby Chase

Nella prima parte del romanzo è proprio il contesto a dare carattere alla storia presentata: una sontuosa dimora immersa nella neve, circondata da lupi che assaltano i treni, sfondano finestrini, e rincorrono carrozze… Qui in questo rigido luogo arrivano quasi in contemporanea una grigia, insopportabile, governante, Miss Slighcarp, e Sylvia una delicata bambina rimasta orfana, cugina dei proprietari di casa.

Nella dimora vivono diversi domestici, i coniugi Green e la loro figlia monella, Bonnie.

I genitori di Bonnie sono in partenza per climi più miti a causa della saluta cagionevole della madre. Così le due bambine vengono interamente affidate alla cattiva della storia: Miss Slighcarp.

E credetemi, di cattive ne ho lette diverse, ma questa è davvero perfida!

Proprio allora si udì un gran baccano al piano di sotto e Bonnie si voltò, il viso acceso di speranza. Mentre il campanello suonava, gli uomini vociavano e i cani latravano, la bambina attraversò di corsa la gigantesca stanza, il cui pavimento luccicava come vetro, e si lanciò lungo lo scalone che conduceva all’atrio. La sua corsa spericolata si interruppe di colpo ai piedi di una donna incredibilmente alta e magra, avvolta fino alle caviglie in un vestito da viaggio grigio spigato e dal collo rigido. Portava occhiali scuri e stivaletti abbottonati di un verde spento. L’impetuosità di Bonnie l’aveva quasi travolta, e la donna si rimise in equilibrio con un’esclamazione di fastidio.
“Ma che modo di presentarsi!” disse, aggiustandosi gli occhiali sul naso. “Questo maschiaccio sarebbe dunque la mia nuova allieva?”.

Giusto il tempo di un paio di capitoli e la cattivissima governante, aiutata da un complice, si impossessa della dimora, licenzia i dipendenti, rinchiude Bonnie in uno sgabuzzino, obbliga a nutrire le bambine con solo pane e acqua, indossa i vestiti migliori della madre… e come se non bastasse comunica la morte dei genitori.

Cenerentola al confronto era una principiante!

Una storia che funziona

I diversi personaggi e gli animali presenti nel racconto sorreggono una storia che dall’inizio alla fine procede energica senza mai un calo d’attenzione.

Poche le descrizioni, molta l’azione e i colpi di scena: pessimi orfanotrofi, ulteriori zie malatissime prontamente curate, passaggi segreti, villani fortunati… il libro presenta tutto ciò che possiamo immaginare e anche molto di più.

Nell’insieme il romanzo I lupi di Willoughby Chase funziona, ogni dettaglio è accuratamente posizionato nel posto giusto, non ci sono passaggi noiosi, descrizioni ripetitive, ma una capacità di scrittura notevole, indispensabile per catturare l’attenzione dei giovani lettori e lettrici.

Un esperimento riuscito. Leggere è una passione e la passione si alimenta con belle storie di ieri e di oggi.

I vincitori del Premio Andersen 2024

  • Miglior libro 0/3 anni: Eva Rasano, Merlino dove vai?, Pulce edizioni.
  • Miglior libro 3/6 anni: Matthew Cordell, Agrifoglio, traduzione di Maria Pia Secciani, Edizioni Clichy.
  • Miglior libro 6/9 anni: Edward Van de Vendel e Anoush Elman, Misha. Io, i miei tre fratelli e un coniglio, illustrazioni di Annet Schaap, traduzione di Laura Pignatti, Sinnos.
  • Miglior libro 9/12 anni: Dave Eggers, Lo strambo trasloco della magione Miller, illustrazioni di Júlia Sardà, traduzione di Giulia Rizzo, L’ippocampo Edizioni.
  • Miglior libro oltre i 12 anni: Jenny Jägerfled, Grande, bro!, traduzione di Laura Cangemi, Iperborea.
  • Miglior libro oltre i 15 anni: Jean-Claud van Rijckeghem, Testa di ferro, traduzione di Olga Amagliani, Camelozampa.
  • Miglior libro di divulgazione: Elisa Lauzana e Irene Lazzarin, La camera buisssima, Quinto Quarto.
  • Miglior libro fatto ad arte: Anne Brouillard, Viaggio d’inverno, Orecchio Acerbo.
  • Miglior albo illustrato: Kiyo Tanaka, La cosa nera, traduzione a cura della redazione, Topipittori.
  • Miglior libro senza parole: Issa Watanabe, Kintsugi, Logosedizioni.
  • Miglior libro a fumetti: Ximo Abadía, Khat. Storia di un rifugiato, traduzione di Loredana Serratore, Il gatto verde.
  • Miglior libro mai premiato: Antje Damm, Fammi una domanda!, traduzione di Francesca Pamina Ros, Il Leone Verde.

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Anna Fogarolo

Anna Fogarolo è consulente per le attività di Ufficio Stampa, Content & Community Manager, Web Relation e Digital PR specialist. In passato ha svolto l'attività di fotogiornalista per le maggiori testate italiane e ha scritto contenuti per alcuni noti portali e network. Con le Edizioni Erickson ha pubblicato «Do you speak Facebook? Guida per genitori e insegnanti al linguaggio dei social network» e «Il web è nostro. Guida per ragazzi svegli», testo presentato alla seconda edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi.

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