C’era una casa a Mosca: capolavoro narrativo di Alexandra Litvina e Anna Desnitskaya
Quanti segreti custodisce una casa? Ricordi, emozioni, pensieri ed eventi. Tutto celato da quelle sottili mura: vite intere che si incontrano e scontrano, oggetti che da soli possono evocare immagini e pensieri. Segni indelebili, storie che si intrecciano ad altre storie fino ad arrivare agli eventi di importanza mondiale.
Oggetti che appartenevano ai nonni, tavoli dove abbiamo trascorso infiniti pranzi domenicali, lampadari mezzi rotti perché giocando abbiamo inavvertitamente lanciato il pallone in quella direzione. La foto, il quadro, la poltrona dove il nonno si addormentava. E quanti segreti… Ogni famiglia ne ha, custoditi gelosamente, quasi a voler evitare scandali enormi, e spesso inesistenti.
C’era una casa a Mosca
C’era una casa a Mosca di Alexandra Litvina e illustrazioni di Anna Desnitskaya (traduzione di Lila Greco, Donzelli editore, finalista Premio Andersen 2021, categoria miglior libro 9/12 anni), è un capolavoro narrativo.
Con immagini dense di significato e dettagli, e un testo pulito, descrittivo, apre ai lettori le porte di un appartamento di Mosca, e per l’occasione spazza via ogni segreto.
Viaggerete di stanza in stanza e di anno in anno, vedrete luci accese spegnersi nei periodi più bui della storia. Alberi di Natale rigorosi diventare sempre più sterili, tavole imbandite trasformarsi in tavole vuote, quando il cibo scarseggiava.
Un diario ricco di parole e illustrazioni indispensabile per comprendere a fondo cosa stava accadendo, in Russia e nel mondo, sia in quel particolare periodo storico che agli abitanti di quella particolare casa.
Un viaggio nel passato privato, ma anche un viaggio nel tempo, ricco di dettagli, parole e oggetti.
La storia della casa di Mosca
Siamo nel 1902. Vediamo la famiglia Muromtsev traslocare in una grande e luminosa casa, dove tutto appare diverso, più nuovo e bello. Questa meraviglia però è destinata a cambiare: nel 1914 inizia la guerra, una guerra veloce dicevano, ma alla fine durò 4 anni.
Nel 1919 la casa appare ancora più buia, tutti fanno la fila per ogni bene di prima necessità, e Nikolka non fa che tossire: ha la polmonite, ma non va in ospedale.
Nikolka non fa che tossire. È il terzo giorno che ha la febbre altissima. Mamma è corsa in via Samotjochnaja a chiamare il dottore: non ha trovato neppure un vetturino e i tram non passano.
È venuto il dottor Ignatov, un vecchio amico di papà. Ha scosso la testa: «Polmonite. Ma non me la sento di consigliarvi il nostro ospedale, è nel caos. In corsia gira il tifo. E le infermiere non fanno che assemblee o comizi tutti i giorni, figurarsi! Curatelo a casa per ora».
La fine della guerra porta anche feste e nuova luce, e sospetti… inizia il periodo delle spie e dei sabotatori:
Degli errori e dei fallimenti si dava la colpa alle spie e ai sabotatori. Ne «trovavano» dappertutto, li arrestavano, li fucilavano, oppure li spedivano nei lager, a scontare la pena con i lavori forzati. La maggior parte dei cosiddetti «nemici del popolo» erano persone innocenti, costrette a confessare crimini inventati.
La casa continua a raccontare e in contemporanea il diario ci fornisce ulteriori dettagli: tra le mura comprendiamo paure e speranze, amicizie e amori, momenti di normalità ed eccezionali avvenimenti. E poi arriva la Seconda Guerra Mondiale, il primo uomo sullo spazio, lacrime, sorrisi e matrimoni.
Leggendo il libro avrete l’impressione di esserci, di vivere in quella casa, e verrete trasportati dal desiderio di scoprire ogni dettaglio, libro, oggetto, per capire com’era ma anche per intuire il suo ruolo tra quelle mura.
Un albo intenso
C’era una casa a Mosca è un albo davvero particolare, intenso: la storia della Russia dal 1902 al 2020 scorre inesorabile con gioie e orrori. Raccontato sempre dallo stesso punto di vista, questo grande appartamento di Mosca che cambia forma, stanze e luce, riesce sempre a donare protezione, casa. Il luogo sicuro dove poter tornare per raccontare storie, conoscere il passato, costruire un futuro.
I libri finalisti del Premio Andersen 2021
Su Libri e bambini presentiamo i testi finalisti del Premio Andersen 2021:
- Che paura, nonno! di James Flora – traduzione di Marina Pirulli, Cliquot- finalista sezione Miglior libro 6-9 anni.
- Gli inadottabili di Hana Tooke – illustrazioni di Ayesha L. Rubio – traduzione di Giulia De Biase, Rizzoli – finalista sezione Miglior libro oltre i 12 anni.
- Insieme di Taro Miura, Fatatrac – finalista sezione Miglior libro 0-6 anni.
- Io sono foglia di Angelo Mozzillo – illustrazioni di Marianna Balducci, Bacchilega – finalista sezione Miglior libro 0-6 anni.
- Jip e Janneke – Amici per sempre di Annie M. G. Schmidt e Fiep Westendorp – traduzione di Valentina Freschi, LupoGuido – finalista sezione Miglior libro 0-6 anni.
- L’ombra di ognuno di Mélanie Rutten – traduzione di Sara Saorin, Camelozampa – finalista sezione Miglior libro 6-9 anni.
- Murdo di Alex Cousseau – illustrazioni di Éva Offredo – traduzione di Simone Barillari, L’ippocampo Ragazzi – finalista sezione Miglior libro 6-9 anni.
- Passeggiata col cane di Sven Nordqvist, Camelozampa – finalista sezione Miglior libro senza parole.
Review Overview
Storia
Illustrazioni
Leggibilità
Prezzo
Splendido
Un albo per tutte le età per conoscere la storia in una modalità completamente nuova, un tuffo nel passato talmente originale da riuscire a rendere coinvolgente e stimolante ogni attimo.