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Un’estate da morire, intenso romanzo di Lois Lowry

Affrontare la malattia, anche solo sfiorarla perché non colpisce il tuo corpo ma quello di qualcuno a cui vuoi molto bene, è devastante. Se riuscire a raccontare le emozioni che questo passaggio comporta da un lato è sicuramente difficile, dall’altro credo sia necessario. Necessario per trovare le forze di andare oltre l’astrazione e aggrapparsi ai ricordi, quelli belli, indelebili.

Lois Lowry in Un’estate da morire – pubblicato per la prima volta nel 1977 edito oggi in Italia da 21lettere, traduzione di Enrico Santachiara, finalista Premio Andersen 2022 categoria miglior libro oltre i 12 anni – ci propone un romanzo che potrebbe spaventare per la tematica affrontata, la malattia appunto. Riesce, tuttavia, nell’incredibile impresa di rendere il tutto meno spaventoso anche se triste, perché quello che percepiamo tra le sue parole è un amore infinito verso la vita.

Il romanzo conquista fin dalle prime pagine grazie a una scrittura impeccabile e alla capacità unica dell’autrice di presentare normali scene di vita coinvolgendo il lettore con emozioni e stati d’animo così caratteristiche dell’età della protagonista da lasciarci senza fiato.

Un’estate da morire

Lois Lowry, Un’estate da morire

Meg e la sua famiglia si sono appena trasferiti in campagna. Il papà deve terminare un libro molto importante e ha bisogno di quiete per riuscire nell’impresa.

Inizialmente il passaggio dalla città alla natura incontaminata spiazza Meg e sua sorella Molly, ma alla fine si adattano alla nuova vita anche grazie a dei genitori presenti e capaci di vivere la crescita delle figlie come un divertente e naturale passaggio da scoprire.

Una famiglia non come tante, ma una famiglia da amare, sicuramente.

Meg scopre la fotografia e diventa amica di un signore un po’ anziano Will. È un uomo molto intelligente che ama la realtà senza cercare di andare oltre le sue capacità ma accettando giorno dopo giorno ciò che la vita gli offre.

L’arrivo della malattia

Ed è proprio la vita di tutti a subire un giorno un brusco arresto. Molly sta male. Inizialmente sembra solo un raffreddore, poi peggiora, poi l’ospedale, le medicine…

La malattia di Molly scandisce la crescita di Meg. Assieme a lei intuiamo il finale, ma non ci spingiamo oltre il presente, perché tutto sommato preferiamo aggrapparci alla speranza.

In un certo senso, era bello che Molly fosse ammalata, perché rimaneva a casa tutto il tempo invece che starsene fuori con gli amici dopo la scuola e nei fine settimana. Potevamo fare cose che non avevamo più fatto da quando eravamo bambine, come giocare a Monopoly. Mi diverto a fare con Molly giochi sciocchi come quello, perché non li prende sul serio. Io costruisco alberghi in qualsiasi posto, persino sullo stupido vecchio Vicolo Stretto, e quando lancia il dado e capisce che finirà sulle mie proprietà, comincia a ridacchiare. Muove la pedina, sempre più vicino, e ride sempre più forte fino a quando non arriva, e allora si ferma, con un colpo, accanto all’albergo e inizia a contare tutti i suoi soldi. “Mi hai in pugno”, dice. “Sono rovinata!” Poi mi consegna il denaro, ridendo, e subito dice “Ricominciamo”.

Le sorelle litigano, ma si amano profondamente, sempre.

Il ruolo dei ricordi nel romanzo Un’estate da morire

Nuovi vicini arrivano, nuove amicizie, mentre la passione per la fotografia allarga le sue ali dimostrando tenacia e un talento raro. Fotografia che a sua volta, impietosa, ferma istanti felici e dolorosi. Ricordi che difficilmente possiamo lasciare andare.

Alla fine Molly ha smesso di essere scorbutica. È stato un cambiamento graduale, e non sono sicura che sia stata una bella cosa. Non è tornata la Molly di prima. Non è più la Molly allegra, divertente, piena di sorrisi, idee e buffi entusiasmi. Non so cosa sia, ora. Un’estranea, perlopiù. È come se fosse diventata parte di un mondo diverso, nel quale io non sono più inclusa, e nemmeno mamma e papà. È più silenziosa, più seria e quasi introversa. Quando le racconto cose divertenti capitate a scuola, lei ascolta, fa domande, ma è come se non le importasse tanto; ascolta solo per educazione.

Un’estate da morire è un romanzo intenso

Cresce Meg mentre la sorella accetta il cambiamento, riflette, interiorizza le emozioni, ci racconta ogni sensazione. Incontra amicizie e rafforza il legame con la sua famiglia, senza alcuna banalità ma riuscendo ad arricchire ogni giornata e istante.

Un romanzo denso, colmo di amore, di crescita e capace di farci vedere anche la malattia se non con occhi nuovi con maggiore accettazione, ma soprattutto leggendolo abbiamo la sensazione di vivere accanto a Meg, di sentire la sua paura, ma anche la sua forza, e ci sembra di tenere per mano Molly prima di lasciarla andare.

I libri finalisti del Premio Andersen 2022

Su Libri e bambini presentiamo i testi finalisti del Premio Andersen 2022.

Finalisti miglior libro 0/6 anni

Finalisti miglior libro 6/9 anni

  • Ellen e il leone, di Crockett Johnson – traduzione Sara Saorin, Camelozampa.
  • La traversata degli animali, di Vincent Cuvellier – illustrazioni Brice Postma Uzel – traduzione Flavio Sorrentino, Biancoenero Edizioni.

Finalisti miglior libro 9/12 anni

  • Caro Mr. Henshaw, di Beverly Cleary – illustrazioni Vittoria Dalla Torre – traduzione Susanna Mattiangeli, Il Barbagianni
  • Il segreto di Nadia Terranova e Mara Cerri, Mondadori
  • Tasso e Puzzola, di Amy Timberlake – illustrazioni Jon Klassen – traduzione Sara Ragusa, HarperCollins Italia.

Finalisti miglior libro oltre i 15 anni

Finalisti miglior libro fatto ad arte

  • Artecadabra, di Raphaël Garnier – traduzione Margherita Vecchiati, Franco Cosimo Panini
  • Nord di Marieke Ten Berge e Jesse Goossens – traduzione Floor Robert, Clichy

Finalisti miglior albo illustrato

Finalisti miglior libro senza parole

Finalisti miglior libro a fumetti

Review Overview

Storia
Leggibilità
Prezzo

Consigliato

Un bellissimo romanzo di crescita, scritto in maniera impeccabile, capace di coinvolgere i giovani lettori ma anche gli adulti.

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Anna Fogarolo

Anna Fogarolo è consulente per le attività di Ufficio Stampa, Content & Community Manager, Web Relation e Digital PR specialist. In passato ha svolto l'attività di fotogiornalista per le maggiori testate italiane e ha scritto contenuti per alcuni noti portali e network. Con le Edizioni Erickson ha pubblicato «Do you speak Facebook? Guida per genitori e insegnanti al linguaggio dei social network» e «Il web è nostro. Guida per ragazzi svegli», testo presentato alla seconda edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi.

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